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The Joy of the Gospel: Evangelii Gaudium

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Benedykt XVI, Przemówienie po projekcji filmu «Sztuka i wiara – „Via Pulchritudinis”»(25 października 2012): L’Osservatore Romano (27 października 2012), 7. Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. postsinodale Verbum Domini (30 settembre 2010), 86- 87: AAS 102 (2010), 757-760. I desire to express my closeness in Christ to all the men and women missionaries in the world, especially to those enduring any kind of hardship. Dear friends, the Risen Lord is always with you. He sees your generosity and the sacrifices you are making for the mission of evangelisation in distant lands. Not every day of our lives is serene and unclouded, but let us never forget the words of the Lord Jesus to his friends before his Passion: “In the world you will have tribulations, but be courageous: I have conquered the world!” (Jn 16:33). Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. V Konferencja Ogólna Episkopatu Ameryki Łacińskiej i Karaibów, Dokument z Aparecidy (29 czerwca 2007), 360.

Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» ( Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo», [52] e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesùè venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli. Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Christifideles laici(30 dicembre 1988), 26: AAS 81 (1989), 438. Benedykt XVI, Posynodalna Adhort. apost. Ecclesia in Medio Oriente(14 września 2012), 26: AAS 104 (2012), 762.Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona, si identifica specialmente con i più piccoli (cfr Mt 25,40). Questo ci ricorda che tutti noi cristiani siamo chiamati a prenderci cura dei più fragili della Terra. Ma nel vigente modello “di successo” e “privatistico”, non sembra abbia senso investire affinché quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dotati possano farsi strada nella vita. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Libertatis nuntius (6 agosto 1984), XI, 18: AAS 76 (1984), 907-908. CfrCommission sociale des évêques de France, Dichiarazione Réhabiliter la politique (17 febbraio 1999); Pio XI, Messaggio, 18 dicembre 1927.

In 2013, the first year of his pontificate, Pope Francis released an Apostolic Exhortation on the joy of the Gospel titled Evangelii Gaudium. In it, he encouraged the Christian faithful to “embark on a new chapter of evangelisation” marked by this joy, whilst striving to find new paths to proclaim the Gospel in today’s world. In secondo luogo, ricordiamo l’ambito delle « persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo», [12] non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede. La Chiesa, come madre sempre attenta, si impegna perché essi vivano una conversione che restituisca loro la gioia della fede e il desiderio di impegnarsi con il Vangelo. Non si deve pensare che l’annuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimano un contenuto assolutamente invariabile. Si trasmette in forme così diverse che sarebbe impossibile descriverle o catalogarle, e nelle quali il Popolo di Dio, con i suoi innumerevoli gesti e segni, è soggetto collettivo. Di conseguenza, se il Vangelo si è incarnato in una cultura, non si comunica più solamente attraverso l’annuncio da persona a persona. Questo deve farci pensare che, in quei Paesi dove il cristianesimo è minoranza, oltre ad incoraggiare ciascun battezzato ad annunciare il Vangelo, le Chiese particolari devono promuovere attivamente forme, almeno iniziali, di inculturazione. Ciò a cui si deve tendere, in definitiva, è che la predicazione del Vangelo, espressa con categorie proprie della cultura in cui è annunciato, provochi una nuova sintesi con tale cultura. Benché questi processi siano sempre lenti, a volte la paura ci paralizza troppo. Se consentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi restiamo comodi senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa. Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis(25 marzo 1992), 26: AAS 84 (1992), 698. The Letter to the Hebrews presents a number of testimonies that encourage us to “run with perseverance the race that is set before us” (12:1). It speaks of Abraham, Sarah, Moses, Gideon and others (cf. 11:1-12:3). Above all, it invites us to realize that “a great cloud of witnesses” (12:1) impels us to advance constantly towards the goal. These witnesses may include our own mothers, grandmothers or other loved ones (cf. 2 Tim 1:5). Their lives may not always have been perfect, yet even amid their faults and failings they kept moving forward and proved pleasing to the Lord.Qui ho scelto di proporre alcune linee che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa evangelizzatrice, piena di fervore e dinamismo. In questo quadro, e in base alla dottrina della Costituzione dogmatica Lumen gentium, ho deciso, tra gli altri temi, di soffermarmi ampiamente sulle seguenti questioni:

Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), 7: AAS 92 (2000), 458. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 52. May you come to realize what that word is, the message of Jesus that God wants to speak to the world by your life. Let yourself be transformed. Let yourself be renewed by the Spirit, so that this can happen, lest you fail in your precious mission. The Lord will bring it to fulfilment despite your mistakes and missteps, provided that you do not abandon the path of love but remain ever open to his supernatural grace, which purifies and enlightens. Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Familiaris consortio (22 novembre 1981), 34: AAS 74 (1982), 123-125. Por. III Konferencja Ogólna Episkopatu Ameryki Łacińskiej i Karaibów, Dokument z Puebli (23 marca 1979), 386-387.Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1910; Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 168. Kongregacja Nauki Wiary, Instrukcja Libertatis nuntius (6 sierpnia 1984), XI, 1: AAS 76 (1984), 903. To support the Church in England and Wales in this important initiative the Mission Directorate has produced a series of videos on the four Constitutions which reflect on the Liturgy, the Word of God, the Church and on its role in the modern world. This is a powerful summons to all of us. You too need to see the entirety of your life as a mission. Try to do so by listening to God in prayer and recognizing the signs that he gives you. Always ask the Spirit what Jesus expects from you at every moment of your life and in every decision you must make, so as to discern its place in the mission you have received. Allow the Spirit to forge in you the personal mystery that can reflect Jesus Christ in today’s world.

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